un
numero magico … si potrebbe quasi dire che a scrivere questo numero
sia stata la «mano di Dio» e che noi «non sappiamo come Egli abbia
mosso la sua matita». Tratto da QED La strana teoria della luce
e della
materia di Richard Feynman, (fisico teorico)
Una volta
Wolfgang Pauli (1900-1958), grande fisico teorico austriaco,
contributore dello sviluppo della Meccanica Quantistica nei primi
decenni del XX secolo, asserì che se Dio gli avesse concesso di
chiedergli qualsiasi cosa desiderasse, la sua prima domanda sarebbe
stata: «Perché 137?».
Un suo
collega, Abdus Salam (premio Nobel per la Fisica nel 1979), si divertì
a immaginarsi una maliziosa conclusione di questa ipotetica storia.
Immaginò
infatti che un giorno Pauli avesse davvero la possibilità di porre la
sua domanda a Dio. Per rispondergli, la divinità prese un gessetto e
cominciò, alla lavagna, a illustrare il perché la costante di struttura
fine dovesse valere proprio 1/137. Dopo qualche istante Pauli scosse la
testa, esclamando un profondo "No" e facendo notare a Dio l'errore che
aveva compiuto!
La costante
di struttura fine è una costante adimensionale, introdotta da Arnold
Sommerfeld nel 1916, derivante da altre importanti costanti della
fisica, tale costante risulta fondamentale per descrivere la
velocità con cui si muovono gli elettroni attorno al nucleo di un
atomo, sul primo orbitale (ricordiamo che trattasi della regione di
spazio attorno al nucleo atomico ove la possibilità di trovare un
elettrone è massima).
A detta di
Max Born, in "The
Mysterious Number 137", articolo pubblicato nei
"Proceedings of the
Indian Academy of Sciences" nel 1935, la costante
«Ha le conseguenze più fondamentali per la struttura della materia in
generale».
Tale
costante, indicata generalmente mediante la lettera greca α, va quindi
a definire la scala degli oggetti naturali: le dimensioni degli atomi e
di tutte le cose che sono costituite da atomi, l'intensità e i colori
della luce, l'intensità delle forze elettromagnetiche.
In
sostanza, controlla e ordina tutto ciò che vediamo.
La costante
di struttura fine è di fondamentale importanza anche per quanto
concerne il principio antropico, infatti, il suddetto parametro
adimensionale è determinante nel far sì che l'Universo si presenti così
com'è, ossia in grado, tra le altre cose, di ospitare forme di vita.
Una leggera
variazione (del 10-20%) dal suo valore noto basterebbe infatti a
influenzare in modo rilevante le leggi fisiche che governano
l'Universo, in quanto si avrebbero cambiamenti nei rapporti tra le
forze attrattive e repulsive tra le particelle elementari, con
conseguenze dirette sulla costituzione della materia e sull'attività
stellare.
Insomma,
questo 137 è un numero che ha affascinato e continua ad affascinare i
fisici.
Richard
Feynman, nel favoloso libro divulgativo intitolato QED (elettrodinamica
quantistica), scrive a proposito della costante:
"Questo
numero costituisce un vero rompicapo fin da quando fu scoperto, e tutti
i migliori fisici teorici lo tengono incorniciato e appeso al muro e
ogni giorno ci meditano su. Vi chiederete subito da dove venga questo
valore: è connesso a π, o magari alla base dei logaritmi naturali?
Nessuno lo sa. È uno dei più enigmatici enigmi della fisica,
un numero magico che ci viene offerto nel mistero più assoluto. Si
potrebbe quasi dire che a scrivere questo numero sia stata la «mano di
Dio» e che noi «non sappiamo come Egli abbia mosso la sua matita».
Sappiamo perfettamente che cosa fare sperimentalmente per avere una
misura accuratissima di questo valore, ma non sappiamo che arzigogolo
inventare per farlo venir fuori da un calcolatore, senza avercelo messo
dentro di nascosto!"
In un primo
momento sembrava che Pauli fosse rimasto indifferente al mistero che
avvolgeva il numero 137, tuttavia nel febbraio 1934 scrisse a
Heisenberg che il
problema chiave era "sistemare [1/137] e
l'“atomistica” della carica elettrica".
Infatti, in
quel periodo egli stava cercando di pervenire a una versione
dell'elettrodinamica quantistica nella quale massa e carica
dell'elettrone non assumessero valori infiniti.
Nonostante
tutti i suoi sforzi nel manipolare le equazioni, il concetto di carica
elettrica vi rientrava comunque.
Ecco perché
parlava di "atomistica"
(atomo più mistica) della carica elettrica.
l problema
era infatti che l'elettrodinamica quantistica non teneva conto della
natura atomica della carica elettrica quando quest'ultima entrava nella
QED come parte della costante di struttura fine.
Secondo
Pauli, il concetto di carica elettrica risultava estraneo sia alla
fisica prequantistica che alla fisica quantistica.
In effetti,
in entrambe risultava necessario introdurre la carica dell'elettrone
nelle equazioni; non emergeva dalle equazioni stesse!
Poi nella
teoria quantistica il tutto era reso più complesso dalla presenza di
quella "mistica" costante dal valore 1/137, la quale metteva in
relazione la carica dell'elettrone (e) con altre 2 costanti
fondamentali della natura:
- costante di
Planck (h), la più piccola quantità misurabile
dell'Universo ed emblema della meccanica quantistica. Dunque una
costante riguardante la natura ad un livello atomico o subatomico.
- velocità
della luce (c), simbolo della teoria della relatività, che si
occupa dell'Universo nel suo complesso.
Formula
che definisce la costante α
Nell'aprile
del 1934 Pauli scrisse, sempre ad Heisenberg: "Tutto diverrà magnifico
quando si definirà [1/137]".
Quell'anno,
durante una conferenza tenuta a Zurigo, Pauli rimarcò l'importanza di
eliminare i valori infiniti che persistevano nella QED e analizzò il
rapporto della teoria con il modo in cui comprendiamo lo spazio e il
tempo.
Risolvere
il suddetto problema avrebbe richiesto appunto"un'interpretazione del
valore numerico della grandezza priva di dimensione [137]".
Il 137 per
Pauli fu una vera e propria ossessione e tale rimase fino al giorno
della sua morte, morì nella camera numero 137 dell’Ospedale di Zurigo.
Pochi
giorni prima del decesso, all'assistente Charles Enz, recatosi in
visita nella sua stanza d'ospedale, disse: "Hai notato il numero della
mia camera?".
"No"
rispose Enz.
"È il 137"
esclamò Pauli. E aggiunse: "Non uscirò mai vivo da qui!”
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